Ci sentivamo diversi: soltanto dopo la resa possiamo superare l’alienazione della dipendenza.Testo Base pag. 26


“Ma voi non capite”, farfugliavamo nel tentativo di nascondere. “Io sono diverso! Me la sono vista brutta davvero!” Molto spesso nella nostra dipendenza attiva usavamo queste parole sia per sfuggire alle conseguenze delle nostre azioni, sia per evitare di osservare quelle regole che tutti devono seguire. È probabile che le abbiamo gridate durante la prima riunione. Forse ci siamo accorti di averle usate anche recentemente.

Moltissimi tra noi si sentono diversi o unici. Come dipendenti possiamo servirci di qualsiasi scusa per isolarci. Non esistono scuse per non godere del recupero come potremmo, niente che possa renderci inadatti al programma: non una malattia che mette in pericolo la vita, non la povertà, nulla. Sono migliaia i dipendenti che hanno trovato la via del recupero nonostante le reali difficoltà che hanno affrontato. Lavorando il programma la loro consapevolezza spirituale è cresciuta, malgrado o, forse, proprio come risposta a quelle difficoltà.

Le nostre situazioni individuali e le caratteristiche particolari sono irrilevanti quando giungiamo al recupero. Evitando di sentirci unici e arrendendoci a questo semplice modo di vivere, ci accingiamo a scoprire che siamo parte di qualcosa. E sentirci parte di qualcosa ci dà la forza di vivere la vita nonostante tutte le avversità.


Solo per oggi: Eviterò di sentirmi unico e abbraccerò i principi del recupero che mi accomunano con tanti altri dipendenti. Le avversità non mi escludono dal recupero, anzi mi spingono ancora di più verso di esso.