Da diversi mesi ormai riceviamo richieste di aiuto da territori dove la nostra associazione è assente. Vorremmo dire la nostra, in modo da chiarire alcuni punti essenziali su come funziona NA e perché no dare una speranza a chi ci scrive.

Chiariamo fin da subito un punto fondamentale: NA non apre riunioni/gruppi come una qualsiasi organizzazione apre delle filiali. NA funziona al contrario: ad aprire i gruppi sono le persone che si appassionano al nostro programma di recupero. In altre parole, un gruppo NA nasce e si sviluppa per volontà di chi ha visto o sentito qualcosa del nostro percorso di recupero – e la cosa gli è piaciuta. E nessuno, almeno in NA, potrà mai impedire questa cosa.

Più in profondità: “Narcotici Anonimi” è anche il titolo del nostro “testo base” e, per capirsi, un dipendente, al limite anche “attivo” (cioè che sta usando), che a un certo punto della sua vita trovi stupefacente questo libro, può essere uno di quei volenterosi di cui si diceva. Per inciso: a un dipendente attivo, e per giunta da solo, non consiglieremmo mai di aprire un gruppo ma, come si diceva, neanche ci sogniamo di impedirglielo.

Comunque sia, entusiasmarsi per essere venuti a contatto con una riunione o per il contenuto di quel libro, cioè per il linguaggio usato e per le esperienze di vita riportate, è un requisito fondamentale per il buon successo dell’impresa.

Ma il discorso non finisce qui.

Aprire un gruppo è una cosa notevole, ma non particolarmente complicata; in ogni caso, non è neanche qualcosa di facile. Sicuramente, dato che di dipendenza si può anche morire, aprire un gruppo è una cosa dannatamente seria.

È vero che per aprire una riunione, come si usa dire, è sufficiente “un testo base e… un po’ di caffè”; tuttavia, ci sono delle condizioni o, per meglio dire, delle “cose che facciamo”, sulle quali siamo tutti d’accordo. Se come dipendenti ci recuperiamo attraverso una relazione di aiuto reciproco (un dipendente ne aiuta un altro), come gruppi funzioniamo al meglio se agiamo di concerto con gli altri gruppi. Ora, tutti i rapporti che intratteniamo a livello locale, nazionale e mondiale, hanno come presupposto il riconoscimento del valore fondante di queste tre cose:

1) nelle nostre riunioni ci riferiamo al programma di NA e utilizziamo soltanto la nostra letteratura (scritture collettive, cioè anonime dal punto di vista dell’autore, e autoprodotte). In questo modo evitiamo di creare confusione nei nuovi venuti, per esempio mescolando il nostro programma con altri, più o meno simili. In definitiva, preferiamo restare concentrati sulle cose che sappiamo fare meglio: vivere senza usare droghe e trovare un nuovo stile di vita;

2) rinunciamo a decidere chi debba far parte di NA o, detto altrimenti, la nostra associazione non sceglie i suoi membri. Perciò, non ci permettiamo di respingere, per nessun motivo al mondo, chi pensa di avere un problema con le droghe e ha il desiderio di smettere di usare (in pratica: chi vuol far parte di NA, è parte di NA);

3) rifiutiamo contributi economici dall’esterno, ovvero ci manteniamo da soli. Ciò significa che paghiamo, mediante i nostri contributi, volontari e anonimi (e di fatto assai modici), l’affitto della stanza, la letteratura che utilizziamo e qualche bibita o caffè, caramelle ecc.

Va da sé che come associazione siamo disposti ad aiutare chi vuole aprire una riunione. Lo si è sempre fatto e si continuerà a farlo ogni volta che ci se ne presenterà l’occasione.

Ma un paio di punti restano di fondamentale importanza:

1) ci saranno gruppi di NA se e dove qualche dipendente che lo vuole ne avrà aperti, cioè si farà carico di aprirne. Chi volesse una riunione nella sua città (per esempio a Napoli o a Catania – città da dove ci arrivano molte “richieste”), non avrebbe che da rimboccarsi le maniche (NA non crea filiali);

2) il punto precedente è enormemente facilitato dalla passione suscitata sia dai contenuti del nostro testo base che dal clima delle nostre riunioni. In altre parole, in quel libro e negli altri testi di cui disponiamo leggiamo cose sulle quali ci piace confrontarci con altri dipendenti come noi. Questo è infatti ciò che accade nelle riunioni, dove non ci sono professionisti o specialisti ecc. Ed è a questo che ci riferiamo quando affermiamo che “il valore terapeutico di un dipendente che ne aiuta un altro non ha confronti”.

Tutto questo per noi funziona.

Nelle riunioni condividiamo le nostre esperienze, anche le peggiori (e magari sono proprio queste che si trasformano, nella condivisione, da veleno in medicina), così come i punti di forza che abbiamo trovato lungo la strada del recupero.

Il discorso non può esaurirsi in così poco spazio, ma ci auguriamo che questo breve scritto possa essere sufficiente, per chi ne sia interessato, ad avviarlo. Chi vuole approfondire la cosa ci può contattare attraverso il sistema di messaggistica privata di Facebook o meglio ancora scrivendoci a [email protected]